Ettore Santarelli nasce a Forli nell’ottobre del 1924 e da adolescente si trasferisce con la famiglia a Ravenna. Abita per molti anni al n.7 di via Ignazio Sarti nello stesso stabile dove vive Epaminonda Ceccarelli che sarà uno dei suoi migliori amici del periodo ravennate. Il luogo, le aspirazioni, un po’ il destino, lo portano a contatto con il mondo della nautica attraverso la frequenza della Scuola Navale, un istituto professionale allora molto apprezzato nella zona costiera, che gli rilascia il certificato di mastro d’ascia. Qui impara i primi rudimenti della costruzione nautica. Ma al termine del conflitto bellico Santarelli capisce che il titolo conseguito non è sufficiente per le sue aspirazioni e si iscrive ai corsi serali dello Istituto per geometri di Ravenna dove si diploma.
Ettore è già un appassionato velista ma le scelte di vita paiono allontanarlo dal mondo della progettazione nautica: gli anni cinquanta lo vedono impiegato statale al Genio Civile di Ravenna. Con la vela tuttavia non è finito il «feeling» della fanciullezza, anzi continua attraverso l’appassionata partecipazione alle regate in costa romagnola, dapprima con il Beccaccino, poi con il FD. Ettore nel 1956 comincia a costruire le sue prime vele aiutato dalla moglie Albertina, “Berta” per tutti gli appassionati dello sport velico.
Dal 1955 Ettore regata nella classe F.D. e nello agosto del 1957 quando nelle acque amiche di Rimini si corre il mondiale F.D. riesce a partecipare ad una regata di contorno su un F.J. equipaggiato con le sue vele e vince. La sua è l’unica vittoria italiana. Nello inverno tra il 1957 e il 1958, a solo un anno e mezzo dalla possibilità di ottenere la cosiddetta «pensione baby», decide di mollare la burocrazia statale e di trasferirsi a Gardone sul lago di Garda per darsi definitivamente alla nautica diventando velaio di professione. Sono momenti di continuo studio e sperimentazione ed Ettore inizia una bellissima collaborazione con Italo Galetti che a Peschiera costruisce in legno lamellare sia il F.J. che il F.D.. Ettore assiste Galetti nell’affinare, nei limiti di stazza, i disegni di queste due imbarcazioni che si stanno imponendo sul mercato e nel definire le loro attrezzature. Ettore è dotato di grande intuizione nel mettere a punto le modifiche agli scafi.
.Dopo tre o quattro anni di permanenza a Gardone, dove nel cortile di casa appese ad un albero di una deriva si provano le vele, nel 1962 Ettore si trasferisce a Desenzano dove stabilisce la sede della veleria e dove successivamente comincia a costruire lo Strale, il suo primo progetto. Per risalire alle origini dello strale bisogna andare agli anni ’60 quando la Federazione Italiana Vela è alla ricerca di una barca da regata intermedia che possa colmare il vuoto tra il piccolo Flying Junior, famosa barca per l’iniziazione alla vela ed il F.D. a quei tempi la più spinta delle imbarcazioni a deriva mobile. Ettore non si lascia scappare l’occasione e nello autunno del 1963 comincia a tracciare le prime linee dello scafo, linee che revisiona ancora durante l’inverno mentre nella primavera del 1964 comincia la costruzione dello stampo. Ettore, oltre a confezionare vele, costruisce alberi in legno per imbarcazioni a deriva per poi arrivare alla costruzione di barche in legno lamellare di cui lo strale è il primo esempio. Il prototipo viene varato a Desenzano nel marzo del 1965 ed è tutto prodotto da Ettore: progetto, scafo, albero e vele. E’ cosi che inizia una avventura che gli porterà molte soddisfazioni ed una amarezza finale per il mancato raggiungimento dello “status olimpico”, assegnato invece al 470 un progetto del francese Andrè Cornu . Sullo strale regaterà una intera generazione di velisti con campionati di grande successo che molto coinvolgeranno anche il Garda. “ Ghibellino” è il primo strale costruito , cui seguiranno oltre 1200 esemplari in legno, in vetroresina e alla fine in composito prodotti da altri cantieri autorizzati .
Ma torniamo a metà degli anni ’60 quando la carriera di Santarelli conosce una forte evoluzione. Il desiderio di portare in regata imbarcazioni nate per la crociera non ha ancora fatto molti proseliti . Si nota però sempre più l’impegno dei progettisti verso questo settore della nautica di diporto e molta attenzione viene dedicata alle barche che, nate per la crociera, cominciano a presentarsi invece sui campi di regata. Il 1968 è un anno importante per Ettore. E’ infatti in questo periodo che Santarelli progetta e costruisce nel suo cantiere di Desenzano la sua opera prima nel settore delle barche da regata-crociera passando dal mondo delle derive e quello delle barche a bulbo : nasce “Raffaella “ una barca lunga circa 9 metri con forme affusolate, progettata però senza particolari riferimenti a regole di stazza.
Nel mondo della nautica si fa strada sempre più l’esigenza di una piccola barca da crociera veloce.Ettore nel 1969 da’ vita a “Cristina “ una imbarcazione con una lunghezza di m.7.30 che consegue molti successi in regata . Altro felice progetto di questo periodo è “La bella gigogin “, il prototipo sempre in legno lamellare della serie “S9” disegnato e costruito dallo stesso Ettore nel cantiere della nuova marina di Padenghe che è andato a dirigere .
Nel 1972 si affaccia all’orizzonte una nuova avventura dove Santarelli opera nella costruzione di progetti altrui ed il primo episodio è Cassiopea un progetto di Daniele Buizza che coglierà molti successi in varie edizioni della Centomiglia con Oscar Tonoli e Franco Nocivelli . Successivamente è Giorgio FalcK ad affidarsi ad Ettore nel 1976 per la costruzione di Guia IV un progetto di Ben Lexcen per partecipare alla “Ostar“, prestigiosa regata transatlantica. Nello stesso anno a Trieste viene organizzata la “Half Ton Cup” una regata che vede al via il meglio della cantieristica e dei progettisti a livello mondiale. A dominare il campo di regata è Harold Cudmore un irlandese fin qui sconosciuto che vince a bordo di” Silver Shamrock”. Senza dubbio un successo molto importante in questa manifestazione è il risultato di “Perception”un progetto di Gary Mull che Santarelli costruisce in piccola serie per Negri nautica. “Perception” ottiene uno splendido secondo posto con al timone il desenzanese Tonoli. Tra il 1976 e il 1980 dalla matita di Ettore e escono numerosi scafi che vengono prodotti prodotti in piccola serie . Parliamo del Quarter tonner Furia e del Mini tonner Flash piccole imbarcazione dalle linee molto belle, che segnqano l’evoluzione dei progetti di Santarelli di questo periodo . La progettualità di Ettore è in continua evoluzione e nasce la serie dei Moduli 63 e 72 fino al Modulo 90 quello di maggiori di dimensioni che persegue, seppur in grande, lo stile progettuale introdotto con gli scafi minori .
Il modulo 90 è una imbarcazione che vince il campionato del Mediterraneo nel 1980 ed è uno dei migliori connubi tra velocità e rating che Santarelli abbia mai realizzato.Nello stesso anno Ettore costruisce il “modulo 126 racing” e in parallelo realizza “Farrneticante “ una innovativa imbarcazione di Bruce Farr , una tappa miliare nella evoluzione degli scafi per la “Cento”, che saranno conosciuti in tutto il mondo come le “macchine volanti “ .
A questo punto appare all’orizzonte quella che sarà la nuova passione di Ettore e cioè la progettazione e costruzione di monotipi che considera l’unica possibilità per far valere le doti dell’equipaggio senza dover ricorrere alla disparità tra i vari progetti come succede nelle classi IOR . Ecco che si delinea la nuova frontiera il cui capostipite è ”Asso99” .
Progettata nel 1982 “Asso 99” è una imbarcazione di 9,90 metri fuori tutto, un vero monotipo realizzato in vetroresina con un unico stampo dove scafo, vele e appendici sono rigorosamente identiche.
Tra le vittorie più importanti dell’Asso99 ricordo la Centomiglia del 1989 dove vince “Fert “con Luca Valerio al timone e quella di “Satanasso ” di Gaburri e Poli primo assoluto alla “Barcolana ” 1991 . Non solo ma è doveroso ricordare “Spitz-Tecnoplast” di Larcher e Lievi che si aggiudica la Cento edizione 1996, risultati molto prestigiosi spesso davanti a barche di dimensioni ben maggiori . Nei vari anni su Asso99 regata il fior fiore della vela italiana e internazionale .
Interessante è il progetto di “Ines “ un modulo 123 classe libera che nel 1986 l’armatore Fulvio Sangiacomo affida Bruno Fezzardi , che spesso domina nel trofeo Gorla , regata più consona alle sue caratteristiche di barca da vento ma non vince la “Cento “. Ettore entra a coordinare la struttura del cantiere Maxi Dolphin e costruisce a Sirmione “Carmen di Bellavista “ un maxi Ior ancora su progetto del neozelandese Bruce Farr.
Dopo l’esperienza molto positiva di “Asso 99”, Santarelli sente che c’è spazio per costruire una barca più piccola del suo fratello maggiore, una barca che possa dare sensazioni di velocità ma con equipaggio ridotto a quattro membri di cui due al trapezio: è il Joker. In realtà il Joker è meno fortunato del fratello maggiore ed ha una carriera all’inizio folgorante ma di minor durata .
Tra il 1991 e il 1995 Ettore si spinge oltre e disegna una serie di brillanti imbarcazioni molto veloci che rispondono sempre al nome di modulo nelle versioni 105, 108, 123 e 93 .
Il Modulo 105 è una barca innovativa , slanciata , performante ,con una piccola tuga ed un ampio pozzetto che attira subito l’attenzione degli appassionati. E’ una imbarcazione munita di quattro trapezi con una lunghezza fuori tutto di m. 10,50. Gli esemplari più performanti di questa serie rispondono al nome di “Sarbacane “, “Ielg “ e “ Marchingenio” e ottengono ottimi risultati in regata e specie “Ielg “ si aggiudica le più importanti regate d’altura dello Adriatico ( 500X2 e Rimini-Corfù-Rimini) nelle stagioni 1992-1993. Dopo due anni di regate a bordo di “Sarbacane “ sul lago di Neuchatel, Ettore informa il suo storico cliente e amico Beate Siegfried di aver progettato una nuova barca “per vincere“. Una veloce barca lunga 10.54, con un dislocamento di 1500 kg di cui 750 in zavorra.. E’ il “modulo 108” che domina nel 1994 il “ Bol d’or” celebre regata sul lago di Ginevra equivalente alla nostra Centomiglia, dove termina ottavo assoluto, primo dei monoscafi. Nella stessa manifestazione le barche di Santarelli vincono con un “Asso 99” nella classe seconda, mentre un “Joker” vince la terza classe . Con questi successi la notorietà di Santarelli all’estero sale ai massimi livelli. Creato nel 1995 il “modulo 123” è l’ultimo scafo uscito dal cantiere di Santarelli a Sirmione dopo la morte di Ettore e vede la presenza in cantiere di Cristina la figlia di Ettore , che porta a termine con l’aiuto di Luciano Corradi e Giuseppe Signori la realizzazione delle barche ancora presenti in cantiere.
Ma è il “Dolphin 81 “ un monotipo del 1992 che dà a Santarelli una sorta di consacrazione in quanto è una bella imbarcazione tuttora in forte attività di cui sono stati costruiti ben 130 scafi . La storia di questa barca e’ stata raccontata in maniera esaustiva dall’amico Sandro Pellegrini nel libro ”Dolphin81- storia di una barca“ edito dalla Associazione classe Dolphin . “Al Joker– come scrive Pellegrini – vengono alzate le fiancate, ma soprattutto vengono tolti i trapezi e vien fuori Dolphin81 una barca più tranquilla che può navigare anche al mare”. Il primo esemplare, costruito in vetroresina , viene varato il 22 luglio 1992 a Pilzone sul lago d’Iseo.. Del “Dolphin 81” viene allestita anche una versione “match race “ che a differenza della versione originaria è priva di sartie volanti in modo da essere più maneggevole e più adatta alle necessità di questo particolare tipo di regata “uno contro uno”. Questa versione viene utilizzata in occasione della “Cento cup” che vede al via per molte edizioni il meglio dei timonieri di Coppa America . Finalmente il “Dolphin81” sale alla ribalta delle regate internazionali. Sicuramente Santarelli è una delle più complete figure presenti nel mondo della nautica . E’ infatti raro trovare un personaggio così eclettico che abbia potuto racchiudere in sé doti così importanti di velista , velaio , progettista e costruttore quale Ettore è stato, unite ad una grande ricchezza umana .
Piero Vantini